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  • Lingua Insegnamento:
    Italiano 
  • Testi di riferimento:
    R. Silverstone, Perché studiare i media, il Mulino, Bologna 1999.
    J. Baudrillard, Il delitto perfetto. La televisione ha ucciso la realtà?, Raffello Cortina, Milano 1996.

    Per un'introduzione alla communication research si consiglia il volume di M. Morcellini, Comunicazione e media, Egea, Milano 2013. 
  • Obiettivi formativi:
    In prima istanza, il corso si prefigge l’obiettivo di documentare il percorso della sociologia dei media alla luce della digitalizzazione e della globalizzazione, agevolata dall’impatto della società dei consumi, anche mediali. La prospettiva è di evidenziare la centralità dei media nell’esperienza umana secondo una sensibilità storica e sociologica, tale da poter ridiscutere alcune delle categorie attraverso cui leggiamo la realtà: tecnologia, poesia, rappresentazione, consumo, fiducia, memoria, sicurezza. La lezione di Silverstone può innestarsi sulla sociologia dei consumi mediali di Baudrillard, che nel volume Il delitto perfetto scandaglia il potere della televisione nel plasmare le diverse tipologie di realtà, con tutto quel che ne consegue nella percezione della sicurezza individuale e collettiva. 
  • Prerequisiti:
    Nessuno 
  • Metodi didattici:
    Le lezioni frontali si svolgono con l’ausilio dei materiali didattici inseriti in programma e con il supporto di documenti (cartacei e digitali) d’approfondimento consultati in aula 
  • Modalità di verifica dell'apprendimento:
    L'esame si articola in una prova scritta di 90 minuti (domande aperte, volte a verificare la conoscenza della parte teorica degli argomenti trattati a lezione) 
  • Sostenibilità:
     
  • Altre Informazioni:
    Per informazioni: andrea.lombardinilo@unich.it 

Titolo del corso:

Informazione, realtà e sicurezza: il delitto perfetto dei media

Il corso propone una ricognizione critica sul ruolo dei media mainstream nel contesto più ampio della sociologia dei processi culturali, da svolgere mediante l’analisi della sociologia dei consumi sviluppata da Baudrillard, con particolare riferimento alle derive individualistiche della post-modernità e alla costruzione dei simulacri simbolici della società di massa. Sullo sfondo si stagliano gli effetti della globalizzazione, caratterizzata dalla fine delle grandi narrazioni. In tal senso, il corso si propone di approfondire il rapporto tra percezione della sicurezza e narrazione mediale al tempo della società connessa.

Nella prima parte il corso si incentra sull’apporto fornito da alcuni autori classici allo sviluppo della sociologia dei media attraverso le lezione sociologica di Silverstone, con particolare riguardo alla capacità dei media mainstream di indebolire o potenziare la percezione della sicurezza. Il suo studio sarà inserito nella cornice epistemologica più ampia della sociologia dei consumi declinata secondo la dialettica tra simulacro e realtà al tempo del sistema degli oggetti codificati. Sullo sfondo si staglia il processo di individualizzazione caratterizzante la modernità digitale, che ha generato la progressiva perdita di attrattiva degli universi simbolici tradizionali. Di qui il disincanto inteso come perdita delle sicurezze tradizionali e la dimensione della reintegrazione, concepita come la costruzione di un nuovo tipo di legame sociale. Tale processo di affrancamento prelude al disincanto e alla reintegrazione: ne deriva la rimozione della “cosa in sé” dal “fenomeno”, cioè dall’apparenza. Per Baudrillard le cose scompaiono sostituite dalle loro simulazioni. È questo il “delitto perfetto” compiuto dalla televisione e, più in generale, dai media mainstream: a differenza che in 1984 di Orwell, il Grande Fratello è l’immagine, mentre tutto è immateriale, scorporato, scambiabile. E se tutto è informazione, niente informa più davvero. Il sistema degli oggetti veicolato dai media diviene così la cornice epistemologica dell’uomo mediale, sottoposto alle oscillazioni emotive e psicologiche delle narrazioni mediali. Ne deriva la risemantizzazione del concetto stesso di sicurezza e insicurezza, legati a doppio filo alle modalità di amplificazione o ridimensionamento informativo. Baudrillard riferisce il processo di rappresentazione della realtà alla capacità dei media di legare l’esperienza quotidiana al consumo di oggetti condivisi, espressione del bisogno di certezze della società di massa. In questo senso, il delitto perfetto della televisione consiste nella sostituzione della realtà con simulacri simbolici alternativi, legati all’illusione della sicurezza e alla rimozione del rischio sociale.

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